La squadra degli archeologi con il direttore Giovanna Rita Bellini a lavoro sul campo presso gli scavi a Minturno

Minturno, continuano con successo gli scavi sulla Regina Viarum

Il tratto di strada interessato fu rinvenuto per la prima volta nel 2003 e successivamente rinterrato. Riprendono ora e continuano gli scavi nell’ambito del Progetto Mibact per riportare alla luce la Regina Viarum, grazie all’idea di Paolo Rumiz, scrittore e giornalista.

Nel 2015, insieme ad alcuni colleghi, Paolo Rumiz, giornalista, scrittore e viaggiatore, ha intrapreso un percorso a piedi che da Roma lo ha portato a Brindisi sulle tracce della celeberrima via Appia. L’intero percorso è stato documentato sulle pagine di Repubblica. “Non è vero che tutte le strade portano a Roma, semmai partono da Roma”, aveva commentato l’autore. Dalla sua esperienza e dal suo racconto ha preso vita il progetto Appia Regina Viarum – Valorizzazione e messa a sistema del cammino lungo l’antico tracciato romano. Per realizzarlo il Ministero dei beni ambientali e culturali ha stanziato 20 milioni coinvolgendo quattro regioni – Lazio, Campania, Basilicata e Puglia – interessate dal passaggio della Regina Viarum, per ben 210 giorni a partire dal 4 marzo 2020.

Partendo da Roma, c’è una cittadina nel basso Lazio, con circa 20mila abitanti, che si è contraddistinta per le importanti e recenti scoperte archeologiche: Minturno. Fu fondata in epoca romana come luogo strategico di difesa, ma fu anche un fruttuoso porto commerciale sul Mar Tirreno a pochi chilometri al confine con la Campania. Meta ricercata per le vacanze estive e luogo di cultura per la presenza di siti antichi e quartieri medievali, ha lasciato tutti a bocca aperta durante la campagna di scavo. Una parte del prezioso patrimonio archeologico di Minturno era stata portata alla luce già nel XVIII secolo, tanto che la città sud-pontina era diventata attrazione per artisti, viaggiatori, collezionisti, citata addirittura da Antonio Canova nei suoi Diari, grazie al suo famosissimo teatro e alle sue terme.

 

                       

 

Il cantiere odierno è stato inaugurato dal sindaco Gerardo Stefanelli e dalla dottoressa Giovanna Rita Bellini, direttore dei lavori e direttore scientifico per la Soprintendenza di Frosinone, Latina e Rieti. Dopo mesi di scavi, le soddisfazioni non tardano ad arrivare, durante le prime settimane di dicembre. Anche grazie al fatto che il progetto del “Complesso archeologico del Passo del Garigliano, dell’Antica Minturnae e della via Appia” è stato finanziato nei mesi scorsi dalla Regione Lazio.

Una campagna molto fruttuosa quindi, che ha permesso di allungare l’arco cronologico di permanenza romana nella cittadina. La maggior parte dei rinvenimenti riguarda pavimenti di domus databili tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I sec. a.C., periodo di rinnovamento urbanistico ai tempi del principato Augusteo. Queste domus appartenevano molto probabilmente agli oppositori di Augusto e furono confiscate e inglobate nel demanio pubblico. Sono altri però i reperti che mettono in discussione le iniziali datazioni dell’Antica Minturnae. Si tratta di parti di anfore che testimoniano i rapporti commerciali di Minturno con le città africane. Quelle più antiche risalgono ad un periodo compreso tra il III e il II sec. a.C., quindi prima della riedificazione imperiale. Sono inoltre di particolare interesse archeologico i numerosi frammenti rinvenuti nel potente strato di obliterazione dell’Appia e negli strati di riempimento del santuario urbano e della domus del castrum, risalenti ad un periodo compreso tra il III e il VI sec. d.C. Appartiene allo stesso periodo anche una lucerna bizantina in bronzo, che attesta quindi la Minturnae cristiana, diocesi fino alla fine del VI secolo, quando il papa Gregorio Magno la riunì a quella di Formia.

 

Frammenti di anfore ritrovate durante gli scavi a MInturno
Frammenti di anfore ritrovati durante gli scavi, testimonianza di rapporti commerciali tra Minturno e alcune città africane

 

Si tratta di un secondo reperto di tipo cristiano, insieme alla Tabula bronzea (oggi esposta al Museo), scoperta nel 1931-1933 da J. Johnson, che riporta la dedica a Flavio Theodoro patrono della città, datata al V sec. d.C, epoca in cui Minturnae era sede vescovile. Non sono mancate le iniziative da parte della squadra degli archeologi e del direttore Giovanna Rita Bellini per coinvolgere attivamente la comunità cittadina e condividere le nuove scoperte. Sono stati infatti organizzati tre open day nel mese di ottobre, tutti su prenotazione e nel rigoroso rispetto delle norme anti-Covid, per permettere ai visitatori di accedere, con la guida degli archeologi, ai nuovi siti da poco rinvenuti.

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Gaia Liguori
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"Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela"_Lao Tzu

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