Fiuggi, tra leggenda e storia. Le bellezze e i segreti di un borgo da valorizzare
C’incontriamo in piazza Trento e Trieste, alle nostre spalle il palazzo comunale e davanti a noi il meraviglioso Teatro, a suo tempo sede del Grand Hotel: un luogo che ha ospitato personaggi storici di grande importanza e che conserva ancora oggi le tracce del proprio splendore nel salone delle feste presente all’interno dell’attuale Scuola alberghiera, con i lampadari originari e la balconata per l’orchestra. Il tempo di una stretta di mano e cominciamo il nostro percorso all’interno dei suggestivi vicoli dell’antico borgo di Anticoli di Campagna, primo nucleo dell’odierna Fiuggi (Fr). Ad accompagnarmi è Anna Maria Di Carlo, guida turistica abilitata dell’associazione “Lega Ernica”: una preziosa occasione per conoscere questo rinomato centro termale da un punto di vista diverso, scoprendone i segreti storici e artistici.
Una stradina di sanpietrini, leggermente in salita, ci conduce innanzitutto davanti alla Chiesa di San Pietro: «È stata costruita sulla vecchia piazza del mercato nel 1600 su richiesta degli abitanti, i quali chiesero al vescovo di Anagni di poter edificare una nuova chiesa in un luogo più interno al borgo, che sostituisse la già esistente San Pietro, l’attuale San Biagio, per rispondere alla necessità di una maggior capienza» racconta Anna Maria. «Sulla piazza del mercato – aggiunge – esisteva però già una piccola cappella dedicata a Santa Lucia di cui si conservano ancora l’altare, a sinistra della navata, e l’antica icona che un tempo era parte integrante della piccola cappella».
Ci spostiamo all’interno della chiesa. Lo sguardo si posa sul maestoso organo dietro l’altare principale e sui numerosi affreschi delle cappelle laterali: «Questo luogo è stato modificato durante i secoli e l’aspetto attuale deriva da uno degli ultimi restauri. La volta è coperta dal color nocciola posto sugli antichi affreschi che sappiamo rappresentassero degli angeli che si affacciavano sui fedeli. Abbastanza simili a quelli della volta, sono quelli ritratti nella terza cappellina di destra della navata centrale». Di particolare bellezza l’immagine che ritrae San Francesco in ginocchio davanti ad Innocenzo III, all’interno della prima cappella sempre del lato destro.
Durante i giorni della festa patronale, il 2 e il 3 febbraio, la chiesa ospita il busto di San Biagio che, portato a spalla per l’intero borgo, raggiunge poi la chiesa a lui dedicata: «Gli abitanti di Anticoli misero da parte i denari utili per realizzare la statua in argento e pietre preziose da parte di una scuola di oreficeria romana intorno agli inizi del ‘700. Non sappiamo se furono effettuate donazioni da parte della famiglia Colonna, perché non ci sono documenti che lo attestino». Fuori da San Pietro sostiamo qualche minuto sui gradini della sua doppia scalinata. Intorno a noi tracce di un passato ancora così presente, vicoli che si snodano tra case di antica fattura con i luoghi, ancora visibili, adibiti un tempo ad accogliere gli animali e le scorte dei raccolti. Un’atmosfera quasi sospesa.
La zona in cui abbiamo realizzato la nostra escursione
Pochi passi e siamo davanti al Vicolo del Macello, conosciuto per alcuni ritrovamenti legati alla presenza di ebrei nel territorio anticolano: «Studiando la storia possiamo notare che nello Stato Pontificio esistevano soltanto due ghetti ebraici: quello di Roma e quello di Ancona – chiarisce la guida – In realtà qui si usa il termine “ghetto” per essere capiti più facilmente dai turisti. I registri delle tasse dello Stato Pontificio testimoniano, comunque, la presenza di questo popolo. Qui non molto tempo fa sono stati ritrovati alcuni simboli della cultura ebraica: Il più importante è la cosiddetta “Menorah di Anticoli”, un’immagine del candelabro ebraico scolpita su pietra. Alcune sue riproduzioni vengono distribuite nei luoghi in cui sono stati vissuti momenti importanti per gli ebrei nel Lazio meridionale».
Continuiamo la nostra passeggiata. Impossibile ignorare la meravigliosa bifora a rosone originale gotico, incastonata come un gioiello raro tra le mura di una piccola abitazione privata del 1200. Riprende Anna Maria: «Su alcune facciate del borgo troviamo quelli che vengono comunemente chiamati i “guardiani”, delle facce che controllano i punti d’accesso, dedicati non tanto a tenere da bada con il proprio sguardo le persone quanto gli spiriti maligni». Davanti a noi le mura del borgo sono un lungo corridoio aperto sulla piazzetta che conduce al famoso Pozzo delle Vergini. In questo luogo leggenda e storia s’intrecciano dando vita ad un racconto suggestivo. Si narra, infatti, che il signorotto del paese, Pietro Morgani, esercitasse il noto “jus primae noctis”, ovvero il diritto di giacere la prima notte di nozze con tutte le giovani spose del borgo. Se non fossero state trovate vergini sarebbero andate incontro a una tragica fine: essere gettate in un pozzo attraversato da lame affilate. La madre di una giovane però, fingendosi sua figlia, riuscì ad uccidere il nobile ponendo fine alla tragica consuetudine. Il pozzo è ancora oggi visibile su richiesta: «Ma quello conosciuto oggi come Pozzo Delle Vergini è in realtà palazzo De Medici, che prima di appartenere ad una famiglia latifondista ospitava la caserma della gendarmeria» precisa Anna Maria Di Carlo. «Anticoli, infatti, nasce come luogo di controllo dell’accesso e del passaggio degli armenti che, dalle zone più interne del Lazio, erano diretti in transumanza verso la zona più calda della provincia di Latina. È chiaro che servisse la presenza di soldati che lo Stato Pontificio aveva piazzato anche da noi proprio per controllare l’accesso. Nella contrada di Tefuci si trovava il punto adibito al pagamento delle tasse d’ingresso, che avrebbero consentito l’abbeveraggio e il pascolo delle greggi». La presenza del pozzo si giustifica, dunque, con la necessità di fornire acqua nel borgo. Le sorgenti, infatti, erano distanti circa quattro chilometri.
Il nostro percorso si conclude attraversando il Vicolo degli Aranci, più conosciuto come “Vicolo Baciadonne” a causa della sua esigua larghezza. L’onorabilità delle giovani anticamente era strettamente sorvegliata quando si spostavano per il paese: «Si racconta – continua la guida – che proprio in questo luogo s’incontrassero i giovani che volevano fugacemente scambiarsi un bacio non consentito dai genitori».
Torniamo verso il punto di partenza, il centro storico con la luce gialla dei lampioni e le persone sedute ai caffè sembra ancora più bello. Prima di salutarci chiedo ad Anna Maria un motivo per cui valga la pena visitare questa città: <<Fiuggi è un luogo magico, immerso nei boschi di castagno. Ci dona, durante l’’anno, una varietà di colori infinita. Se riuscissimo a tracciare con un compasso ideale 50 chilometri di distanza da qui, ci troveremmo al centro del mondo perché riusciamo a toccare tutti i luoghi d’interesse maggiori a sud di Roma, questa compresa. È un luogo di benessere, non soltanto per l’acqua, ma anche perché qui si possono praticare sport ed attività legate proprio al benessere». E sulla strada di casa, il pensiero torna sui luoghi che abbiamo visitato, felice che anche i nostri passi si siano sovrapposti ai mille altri passi della meravigliosa gente che di questo paese ha fatto la storia.
L'autore
- Sono nata a Fiuggi, frequento la Facoltà di Lettere con indirizzo Moderno presso l'Università di Cassino. Amo la letteratura, in particolare la poesia, la musica e l' arte.