Frosinone, la battaglia di Medici “antismog” arriva in Consiglio comunale
«E’ importante per la nostra città quello che è successo stasera. Sono tre anni che ci battiamo per evidenziare la gravità e le conseguenze dell’inquinamento atmosferico a Frosinone. All’inizio ci definivano allarmisti, ora finalmente si è capito che la questione politicamente non è più trascurabile, anche perché fra la popolazione è molto sentita. Ci fa piacere, inoltre, che il nostro messaggio sia stato recepito da maggioranza e opposizione, perché i problemi dell’inquinamento e della salute non hanno colore politico». Sono le parole con cui Giovambattista Martino, coordinatore dei “Medici di famiglia per l’ambiente”, ha commentato l’incontro fra l’associazione impegnata nella tutela della salute pubblica e il Consiglio comunale del capoluogo ciociaro convocato, durante la serata di mercoledì scorso, intorno al problema, ormai annoso, dell’assedio da polveri sottili nell’area urbana, specialmente nella parte bassa della città..
Un’audizione di oltre quattro ore, proseguita fin quasi alla mezzanotte e segnata dall’intervento della dottoressa Teresa Petricca, pneumologa e responsabile scientifica dei “Medici di famiglia per l’ambiente”: quaranta slide che integrano i rilevamenti delle due centraline dell’Arpal (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) con quelli della rete Ancler che tiene sotto monitoraggio, tramite 12 centraline distribuite sul territorio, le nanopolveri alla base di gravi patologie cardiovascolari, respiratorie e neuro-degenerative. I risultati lasciano pochi dubbi: soltanto il vento tesissimo dei giorni scorsi, che pure ha provocato tragiche conseguenze nel territorio, può ripulire l’aria del particolato e riportare le rilevazioni a livelli di sicurezza. Invece quando le correnti ristagnano, come accade da novembre ad aprile, il diagramma sale su valori di smog paragonabili soltanto a quelli delle città padane, con delle conseguenze sanitarie, come ha confermato durante il suo intervento la dottoressa Petricca, acclarate in particolare nelle zone a più elevato allarme, più rappresentate nella zona bassa della città.
La diretta in streaming dell’audizione dei Medici per l’ambiente di famiglia di Frosinone
Scarica qui il power point dei Medici di famiglia per l’ambiente
Il caso (ma neanche tanto) per di più ha voluto che la seduta consiliare straordinaria abbia coinciso, dati alla mano, con il 35esimo giorno di sforamento dei 50 microgrammi quotidiani di Pm10, soglia oltre la quale le amministrazioni sono tenute a prendere provvedimenti: «Ma per noi non è una novità, ogni anno in questo periodo succede la stessa cosa, già due mesi dopo Capodanno si sforano i criteri stabiliti dalla legge – prosegue il medico – Per chi studia questo problema è un dato da non sottovalutare ma ormai scontato, che dà poche indicazioni: durante una giornata si possono sforare i limiti con 52 microgrammi di particolato oppure con 250, si tratta sempre di una giornata nel conteggio dei 35 superamenti annuali previsti della normativa. Per la salute però non è assolutamente la stessa cosa».
Sta di fatto che nel 2018 a Frosinone i limiti annuali per le polveri sottili (50 µg per 35 giorni) e per l’ozono (120 µg per 25 giorni) sono stati ampiamente sforati con ben 116 giornate “fuorilegge” (83 per le prime e 33 per il secondo): secondo Legambiente questo ne fa il secondo peggior capoluogo d’Italia, dopo Torino, in materia di qualità dell’aria. «Evidenziamo inoltre – aggiunge il dottor Martino– come la centralina dell’Arpa di viale Mazzini mostri dei livelli di Pm2,5 paragonabili a quelli del Pm10. Secondo la letteratura scientifica il rapporto fra le prime e le seconde oscilla fra il 60% e il 70%, qui stiamo ben oltre, circa al 95% e questo dimostra come la situazione sia peggiore che altrove visto che le polveri più fini sono notoriamente quelle più pericolose».
La schermata della rete Ancler (www.ancler.it)
Il tentativo di reagire da parte dell’amministrazione ciociara non manca. Il sindaco, Nicola Ottaviani, ha emesso, infatti, due settimane fa un’ordinanza che prevede lo stop per le auto euro 3 a diesel nell’anello urbano del capoluogo fino al 31 marzo. La giunta, inoltre, ha appena deliberato la presa d’atto del Progetto di fattibilità tecnica economica del Sistema di piste ciclabili in città. E ancora, durante il consiglio comunale dell’altra sera, il primo cittadino ha ricordato le diverse misure antismog che l’amministrazione ha adottato: la verifica degli impianti termici, i controlli della Polizia locale sui gas di scarico dei veicoli, le domeniche senz’auto, l’istituzione di aree pedonali nel centro storico, gli interventi sulla viabilità per eliminare i semafori, l’obbligo di spegnere i motori per soste superiori al minuto e di ridurre le temperature nelle abitazioni fino a 20°C.
Basterà? «Il nostro ruolo è spiegare ai cittadini e ai rappresentanti politici qual è la situazione – conclude Martino – Le emissioni inquinanti non derivano soltanto dal traffico veicolare, dipendono anche dagli impianti di riscaldamento, in particolare da quelli a pellet che si sono molto diffusi negli ultimi anni. E anche dalle fonti industriali di cui si parla assai di rado. Con l’audizione però abbiamo compiuto un grosso passo avanti, ci sembra che la giunta e i consiglieri abbiano accettato l’urgenza del problema e la necessità di uscirne». Magari attraverso il Pums, vale a dire il “Piano urbano per la mobilità sostenibile”, che rappresenta la migliore occasione perché Frosinone si evolva verso un sistema dei trasporti adeguato ai bisogni del trasporto e della salute.
Leggi la direttiva europea per la protezione della salute dal particolato
L'autore
- Nato a Gaeta il 19 gennaio 1996 e attualmente studente di lettere moderne nell'università di Cassino. Grande appassionato di sport e di commedie