Loris Benacquista (l'ultimo a destra) presso il Salone del gusto di Torino nel 2016

L’agricoltura sociale migliora la vita: l’esempio dell’azienda Benacquista in Val Comino

27 Agosto 202027 Agosto 2020 Lorenzo Santaroni 1385 Views 0 commenti agricoltura, Agricoltura sociale, Coldiretti, Rapporto Coldiretti

«Oggi produrre in agricoltura non vuol dire soltanto portare il buon cibo sulle tavole degli italiani, ma rispondere a precise necessità della società in ambiti diversi. Così, la didattica, il turismo in campagna, la vendita diretta, i servizi ambientali e di protezione civile diventano parte integrante dell’attività». Con queste parole il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, introduce il rapporto sull’agricoltura sociale che l’associazione ha prodotto nel giugno scorso.

Un fenomeno in costante crescita anche nella nostra provincia, come dimostra l’azienda agricola Benacquista, nata nel 1996 a Campoli Appennino, nella Val Comino, sul versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo. L’azienda produce prevalentemente formaggi di capra, inoltre i fratelli Benacquista, Loris e Raffaello, hanno realizzato delle tartufaie. Ma una parte importante della loro attività riguarda proprio l’agricoltura sociale, attraverso fattorie didattiche e lavoro con i minori: «Portare avanti questa attività solidale ci fa onore e ci inorgoglisce – spiega Loris – ma soprattutto arricchisce il nostro “conto corrente emozionale”, ben diverso da quello economico. Credo sia indispensabile per ogni persona o azienda arricchirsi in questi termini, l’attività solidale inoltre aiuta a tirarsi su mentalmente. Sono molti anni che pratichiamo la fattoria didattica e sociale e ne andiamo fieri».

I pascoli dell'Azienda Agricola Benacquista — I pascoli dell’azienda agricola Benacquista (Foto: www.agricolabenacquista.it)

L’agricoltura sociale, riconosciuta dalla legge nazionale 141/2015, si pone l’obiettivo di aiutare categorie svantaggiate e marginalizzate, inoltre è amica dell’ambiente poiché è sostenibile e mira ad un contatto diretto con la natura, mettendo in secondo piano la tecnologia. L’Italia è una delle nazioni più attive d’Europa in questo ambito. Infatti, secondo le indagini che l’Istituto Ixè ha realizzato a partire dal 2013 si può notare un netto incremento del numero di aziende sociali: si passa da circa 1.300 imprese del 2013 alle 9.000 del 2019, concentrate soprattutto al Nord (52,4%) e in particolare in Piemonte. Nel Lazio osserviamo una distribuzione nella media: circa il 4,4% di tutte queste attività si trova nella nostra regione. Invece, la categoria di persone che più beneficia di questo tipo di agricoltura, in tutta Italia, è quella dei disabili: il 37% dei coinvolti appartiene a quest’area di utenza.

Quali sono allora, secondo Loris, gli effetti positivi di queste azioni? «Sinceramente, poche volte i ragazzi che sono venuti in azienda ci hanno salutato con il broncio. Vanno via sempre col sorriso, a malincuore, ma sorridendo. E questo è un elemento positivo perché vuol dire che siamo riusciti a trasmettergli qualcosa che genera quella reazione. Cosa chiedere di più? Siamo disponibili anche nei confronti delle scuole: succede sempre che gli insegnanti ci chiamano il giorno dopo la visita ringraziandoci per l’esperienza vissuta, sia in prima persona, sia dai loro alunni».

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Secondo Coldiretti l’agricoltura sociale è la medicina che può aiutare il nostro Paese a guarire sotto più punti di vista, grazie alla promozione di nuovi concetti di salute, alla definizione di percorsi solidi a livello tecnico, economico e agricolo, alla riduzione dei costi d’investimento, materiali ed umani. Ma soprattutto, grazie alla crescita della responsabilità e sensibilità collettiva. E anche Loris è dello stesso parere: «Lasciare un ricordo positivo o generare una piccola emozione nel cuore dei ragazzi è molto importante per noi. Sappiamo che un piccolo gesto può migliorare la vita a qualcuno e credo sia questo il lato più bello dell’agricoltura sociale».