Passeggiando con la Dea Fortuna
Un tiepido sole ha accolto domenica 21 ottobre i curiosi, tra cui molti giovani, accorsi dai paesi limitrofi nel piccolo borgo di Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone, per partecipare attivamente alla sesta edizione della Settimana del Pianeta Terra, evento che dal 2012 vede coinvolti in varie attività un numero sempre più considerevole di geositi con lo scopo di diffondere la cultura scientifica del nostro Paese. Ma il sito in questione, quello di Sant’Angelo in Fortunola, non si connota soltanto per l’interesse paesaggistico e geologico, ma anche di una valenza storica e archeologica di grande importanza.
Proprio mentre le campane del convento della Madonna delle Grazie suonavano per il ritrovo domenicale, la famiglia di Vincenzo Vacca apriva, quindi, i cancelli di quello che è il loro terreno privato, un terreno vasto coltivato prevalentemente a oliveti.
Spiccano, ripulite dai rovi per l’occasione, delle imponenti mura, in opera incerta e pseudopoligonali, visibili anche a grandi distanze dalla valle del Liri, che in passato erano state associate dagli studiosi a un’antica villa di epoca repubblicana. Poi gli studi si sono orientati verso una lettura diversa del sito, facendo risalire i ruderi ad un luogo sacro. È proprio su quei campi che Vincenzo e i suoi sei figli già anni fa avevano chiamato in causa archeologi avendo compreso l’importanza culturale che quei reperti dovevano avere. È così è stato.
Due le voci che raccontavano la storia legata a quel territorio, uno di taglio archeologico, nella persona di Dante Sacco, l’altra, impersonata da Damiano Parravano, di carattere bellico. Presenti anche due delegati della Soprintendenza dei beni culturali del Lazio, tra cui l’archeologo Carlo Molle. Quest’ultimo, ringraziando sentitamente la famiglia Vacca, ha specificato l’importanza del dichiarare il ritrovamento di reperti allo Stato, così da rinforzare e stimolare la ricerca e la ricostruzione storica. Interessante come gli eventi si intrecciassero e si passasse in pochi attimi dall’età romana a quella contemporanea. Il sito, infatti, si colloca a pochi passi dalla linea Gustav, uno dei più importanti confini difensivi costruiti dai tedeschi nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Tra le due epoche affiora anche la testimonianza medievale: il sito si trova a pochi chilometri da Montecassino ed è tra i luoghi che vengono attraversati dalla via Benedicti, il percorso sentieristico che collega Subiaco al monastero cassinese.
La grandezza del sito sta, però, nella scoperta, attraverso gli studi dell’archeologo Alessandro Betori, di un santuario di epoca repubblicana dedicato alla dea Fortuna, da qui il toponimo del luogo, che si colloca al confine tra Casinum e Aquinum. Testimoni sono alcune iscrizioni che raccontano l’edificazione da parte del questore Lucius Heleius Kaesonis di una cisterna con il denaro dell’ara della dea Fortuna e in effetti nel sito è presente un’enorme cisterna mononave con volta a botte, oltre quello che doveva essere il vasto podio del tempio della dea. Il sito può essere compreso nell’orbita di quelli che erano i santuari dedicati a divinità femminili della zona, primo fra tutti l’imponente santuario della Fortuna Primigenia nella città di Praeneste.
La mattinata si è conclusa con un ottimo banchetto assortito di prodotti tipici organizzato dalla famiglia Vacca, in particolare dai figli Roberto e Francesco. Tutti hanno brindato al patrimonio paesaggistico, archeologico, storico e culinario che la dea Fortuna ha regalato in quella domenica mattina.
L'autore

- Sono nata nel '95, vivo a San Pietro Infine, un piccolo paesello al confine di tre regioni. Laureata in lettere classiche, ora frequento la magistrale in Filologia nell'Università di Cassino. Amo leggere e viaggiare