L'inaugurazione dell'Open Hub di Cassino (Foto: Open Hub)

Cassino per il lavoro, apre l’OpenHub

Il nuovo centro permetterà ai cittadini e alle imprese di dialogare e formarsi sui nuovi terreni professionali. Con un’attenzione particolare verso le donne, penalizzate dagli attuali modelli familiari e occupazionali

 

«Siamo felici di inaugurare un nuovo spazio che connette i cittadini al territorio. Questo è un luogo aperto e attento ai bisogni di tutti». Sono le parole con cui la coordinatrice Silvia Cannizzo ha inaugurato nel febbraio scorso, insieme alle istituzioni, il nuovo OpenHub Lazio a Cassino. Il progetto è stato finanziato dalla Regione Lazio e dal Fondo Sociale Europeo e durerà 36 mesi. Tanti i servizi rivolti a persone e imprese, tutti fruibili tramite sportelli dedicati. Tra questi la possibilità di ridefinire le proprie competenze professionali attraverso percorsi mirati.

 

Il primo piano di Silvia Cannizzo, coordinatrice dell'Open Hub di Cassino
Silvia Cannizzo coordina l’Open Hub di Cassino

«Il nostro obiettivo è creare una rete di servizi integrati, vogliamo supportare la persona e mettere in campo un percorso di ricerca occupazionale, accompagnandola nelle diverse fasi. Daremo ai nostri utenti gli strumenti che li aiutino a presentarsi al meglio» aggiunge Cannizzo.

Particolare interesse è posto sull’occupazione femminile a cui è stato dedicato lo sportello Infodonna. Le donne, infatti, risultano ancora la categoria più svantaggiata nel modo del lavoro. Si stima che in Italia una donna su due non abbia un’occupazione e solo nella provincia di Frosinone il tasso della disoccupazione femminile è pari all’11%. Una condizione che nella maggior parte dei casi è dovuta al ruolo che la donna ricopre all’interno della famiglia. Quando ci sono bambini o anziani da accudire, spiega Cannizzo, «le famiglie preferiscono mantenere il lavoro della persona che porta maggior reddito. Purtroppo, oggi è solo l’uomo a farlo e quindi la donna rimane penalizzata. Inoltre, è la persona che rinuncia a lavorare per dedicarsi solo alla famiglia. Questa situazione è superabile operando su più fronti. Ovviamente puntando sulla parità di genere nell’occupazione ma anche sull’aumento dei servizi a favore delle famiglie».

 

Un gruppo di giovani durante un laboratorio artistico dentro l'Open Hub di Cassino
Il progetto dell’Open Hub a Cassino durerà 36 mesi. L’obiettivo è collegare cittadini e imprese in vista di un’occupazione sul territorio (Foto: Open Hub Cassino)

 

Questo stigma colpisce soprattutto le donne over 50 sia nelle città, sia nelle province. Anche su questo aspetto gli operatori di OpenHub Lazio sono impegnati. «La disoccupazione su questo territorio colpisce maggiormente donne di una determinata fascia di età. Come le donne che sono state fuori dal mercato del lavoro per un certo periodo perché magari hanno avuto dei figli. Per queste persone, andremo a lavorare ovviamente anche con i consultori e i servizi sociali del comune» spiega ancora la coordinatrice. Non solo. Sono previste, infatti, anche collaborazioni con l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro e sviluppare competenze trasversali.

 

 

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A beneficiare di OpenHub Lazio di Cassino saranno anche le imprese, che da sempre rivestono un ruolo importante sul territorio.  Solo nella provincia di Frosinone se ne contano 40.000 fra commercio, industria e altri servizi. «Per le imprese forniremo un supporto informativo su tutte le agevolazioni e mentre cercheremo di animare sul territorio anche una cultura dell’imprenditorialità. Quindi avremo spazi riservati alle start-up e all’accrescimento di competenze. Lo sviluppo economico del territorio si può ottenere solo se le aziende sono disponibili ad accrescere il pool sul quale si fondano. Non si può parlare di impresa senza parlare di formazione. Il nostro compito sarà quello di far dialogare i sistemi» esplicita Cannizzo.

 Ma quale riscontro ci sarà sul territorio, la cultura degli Hub convincerà la cittadinanza e le imprese?

I primi dati sugli OpenHub di Latina, Viterbo e Rieti, aperti tra l’ottobre e il novembre scorso, danno segnali positivi. La coordinatrice Cannizzo è ottimista: «Sì, c’è assolutamente riscontro su più temi e più livelli. C’è una partecipazione crescente, fa sperare bene anche su Cassino».

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