Lo scrittore Luis Sepùlveda

Il mondo dice addio a Luis Sepùlveda

Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare
Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare

«Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia…»: oggi più che mai risuonano forti queste parole di Luis Sepùlveda, scomparso questa mattina.

Scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta e attivista cileno, Sepùlveda ha cercato di infondere coraggio e di insegnare, tra l’altro, il rispetto per l’ambiente a grandi e piccini. Da oggi, però, l’umanità deve fare meno di questo “gigante” della Letteratura, poiché il famoso scrittore è morto a causa della pandemia che, purtroppo, conosciamo molto bene. Sepùlveda, risultato positivo al Covid-19 alla fine dello scorso febbraio, era stato messo in isolamento insieme alla moglie. A seguito, poi, dell’aggravarsi delle sue condizioni, agli inizi di marzo, lo scrittore è stato trasferito in terapia intensiva, da dove non è più uscito. Questa mattina, infatti, è stato dato l’annuncio della sua morte. Una notizia che ha sconvolto i molti suoi lettori e non.

Egli è stato autore di numerosi successi letterari, tra cui si possono ricordare opere come “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” (1993), “Il mondo alla fine del mondo” (1991),“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”(1996), “Incontro d’amore in un paese in guerra”(1997), “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” (2013), “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa” (2018). Sono tutte opere molto apprezzate e dalle quali sono anche stati tratti dei film. Basti pensare al capolavoro cinematografico “La gabbianella e il gatto”, un film d’animazione che ancora oggi tiene incollati allo schermo individui di tutte le età.

Ma chi era davvero questa figura? È difficile dirlo, egli infatti è stato molto più di uno scrittore o giornalista come lo abbiamo definito. È stato un uomo che, con i suoi libri, ha cercato di trasmettere valori anche molto semplici che oggi sono andati perduti, come l’amicizia, il coraggio, l’amore, l’importanza del tempo, la scoperta dell’altro, la diversità, il rispetto per l’ambiente.

Alcuni potrebbero dire allora che fare lo scrittore è cosa semplice, ma, in realtà, non è così. La scrittura o, meglio, la narrazione di un fatto, di un evento, è il frutto di un lavoro molto accurato e Sepùlveda stesso, in una delle sue interviste, paragonò il processo dello scrivere a quello della produzione vinicola, confessando che, quando egli concepiva un’idea per un libro, la lasciava fermentare per un po’ prima di usarla. Essa, infatti, doveva acquisire forma, aroma, fermentare, appunto, come il vino. Possiamo dire che questo suo modo di lavorare ha funzionato bene, poiché è ai libri come i suoi che spesso ci aggrappiamo anche in questi momenti così difficili.

Aurora Campopiano

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