La zona del Nocione (Wikiloc / Consorzio Valle Liri)

Cassino, nuove indagini dell’Arpa sui veleni nel Nocione

L’erba candida, un cielo limpido, un terreno vergine nella sua apparenza ma che cova probabilmente un germe che l’uomo ha ben sepolto. Siamo alla periferia di Cassino, in direzione di Sant’Elia Fiumerapido, non lontano dall’ospedale, dove sarebbero stati sotterrati rifiuti tossici ancora oggi presenti, dopo venti anni, nelle viscere del Nocione, il fosso che corre nelle campagne.

Questa storia ha inizio nel 1998, quando il circolo locale di Legambiente presentò una dettagliata denuncia, dopo aver individuato alcuni campi agricoli, in particolare nelle particelle catastali 253 e 247, adibiti a cimiteri per i rifiuti. Le prime indagini terminarono senza riscontro e i fascicoli furono archiviati, perché le analisi diedero esito negativo. Nel 2004 il caso fu riaperto dalle denunce degli ambientalisti, più motivati che mai, in quanto furono trovati dei rifiuti ospedalieri sepolti in quell’aera che già da tempo si presumeva fosse inquinata. Dopodiché il caso cadde in prescrizione. Le testimonianze degli abitanti raccolte dalla Guardia di Finanza e pubblicate dal quotidiano Il Tempo lasciano pochi dubbi: «Era una giornata calda, d’agosto e tutti avevamo sete, persino gli animali. Da alcuni giorni il canale qui accanto, Nocione, era particolarmente maleodorante e soprattutto era divenuto color ruggine. Nei giorni precedenti avevamo visto uno strano movimento notturno di camion e avevamo sentito degli escavatori in funzione. (…) Tornando a quel giorno di mezza estate, all’improvviso dal pollaio della mia vicina sono scappati una trentina di animali tra galline e pulcini. Quelle povere bestie per sbaglio sono finite nel fosso. Sono morte in meno di cinque minuti (…)».


L’ipotesi fu che le scorie provenissero dall’ex istituto sieroterapico di Milano, fallito negli anni ’90. Una pista che non troverà conferma. Così il 2 febbraio del 2009 il fascicolo tornò in archivio. «Il terreno per molto tempo è stato utilizzato per il pascolo, poi però furono fatte delle ordinanze restrittive per impedire di utilizzare questa terra – riferisce l’ambientalista Edoardo Grossi, da sempre in prima fila in questa battaglia – L’interramento di rifiuti tossici non è limitato al Nocione, ma anche ad altri terreni limitrofi, dovuto alla vicina superstrada Cassino-Sora. Ma nessuno ne ha vietato pascolo e coltivazione nell’area adiacente interessata da interramento di rifiuti».

Grazie agli esami chimici dell’Arpa Lazio, effettuati il 3 marzo del 2005 nella falda acquifera di un pozzo del Nocione, fu rilevata la presenza del cromo esavalente, uno dei più importanti e pericolosi inquinanti ambientali perché tossico, mutageno e cancerogeno. È uno dei metalli pesanti più utilizzati in ambito industriale e s’impiega in vari settori: metallurgico, chimico, tessile. Se inalato provoca danni all’apparato respiratorio ma anche ad altri organi come stomaco e fegato. Le analisi furono ripetute il 23 febbraio del 2014 in alcuni pozzi che avevano la falda acquifera in comune, al fine di visionare se l’inquinamento si stesse divulgando. E infatti, anche se con minore intensità, si rilevò la traccia di contaminazione. Nello stesso anno la Guarda di Finanza giunse a sequestrare un intero appezzamento di terreno con tanto di rotoballe mietute nonostante l’ordinanza del Comune per divieto di pascolo a causa di valori inquinanti sopra la norma. Poi la ricognizione aerea effettuata dal Gruppo di esplorazione aeromarittima, nell’aprile dello scorso anno, evidenziò una variazione di colore e tessitura a macchie irregolari, con 13 punti in un’area di 5 chilometri quadrati dove si suppone siano stati interrati rifiuti.

«Ho richiesto all’Arpa di fare dei test sull’acqua di alcuni pozzi in quella zona – ci ha spiegato l’Assessore all’ambiente del Comune di Cassino, Dana Tauwinkelova – Pertanto ogni ulteriore iniziativa è subordinata ai risultati che arriveranno». L’amministrazione ha chiesto una stima dei costi per una prima caratterizzazione e analisi dell’inquinamento dell’area: 213mila euro di spesa preventivata, salvo imprevisti. Ancora senza stima, invece, è il prezzo della bonifica. «Al momento le indagini sono ancora in corso» ha confermato il Procuratore capo, Luciano d’Emmanuele, che abbiamo incontrato nel suo ufficio, senza aggiungere altro. Negli anni le patologie nella zona non sono mancate, come il linfoma di Hodgkin che ha colpito in una zona molto circoscritta ben 12 persone. E intanto lo scorso 22 febbraio l’Arpa è tornata sul posto per effettuare altri rilievi insieme alla Guardia di Finanza e ai Vigili del fuoco: evidentemente qualcosa da verificare là sotto c’è.

L'autore

Federica Tarsia
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Sono una persona estremamente ostinata e sensibile. Adoro scrivere e quando non sono incollata allo schermo del computer, mi dedico alle altre passioni: giardinaggio, amici, studiare e al mio gatto

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